25 Aprile e 11 Novembre

“Ricordare quelli che hanno perso la vita per la nostra liberta’.”

Questa frase l’avro’ scritta decine di volte nei miei tre anni da giornalista e sentita molte di piu’ ogni volta che si avvicina l’11 Novembre.

Per i Britannici il Remembrance Day, il giorno dell’armistizio che mise fine alla Prima Guerra Mondiale, e’ sacro.

Tutti sanno cosa successe all’undicesima ora, dell’undicesima giorno, dell’undicesimo mese del 1918.

Per i Britannici infatti il Remembrance Day e’ come il Natale, un grande momento di condivisione e unita’ nazionale.

Tutta la settimana che precede l’11 Novembre e’ fatta di ricordi condivisi, eventi e migliaia di papaveri rossi nei negozi, sui bus di linea e sulle giacche della maggior parte della popolazione.

Poi ogni anno, all’undicesima ora, dell’undicesimo giorno, dell’undicesimo mese tutto si ferma per un minuto di silenzio, per ricordare quelli che “persero la vita per la nostra libertà”.

Ogni volta che da giornalista mi trovo agli eventi organizzati in occasione del Remembrance Day rimango sempre un po’ stupita dallo scenario davanti ai miei occhi.

Intenso ed emozionante. 

Centinaia di giovani, adulti, anziani e bambini riempiono piazze, strade e parchi con un silenzio cosi’ assordante che il “clic” della mia macchina fotografica e’ pari quasi al suono di una tromba.

Tutti insieme, immobili e muti, per ricordare.

Tutti con un piccolo papavero al petto – simbolo dei caduti – e con gli occhi pieni di orgoglio e commozione.

Tutti fieri nel ricordare e nel sentirsi parte di un’unica nazione.

Qualcuno ora si stara’ chiedendo perché sto scrivendo un post sull’11 Novembre visto che oggi e’ 25 Aprile.

 

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Foto: Michele Bitetto 

Perche’ oggi per la prima volta, dopo anni, ho la sensazione che gli Italiani abbiano ricordato e celebrato il 25 Aprile con la stessa intensita’ con cui i Britannici ogni anno celebrano l’11 Novembre.

Oggi che le scampagnate sono proibite, che tutti gli Italiani sono costretti a stare in casa, dai giornali e dai social ho la sensazione che gli Italiani che si sono davvero soffermarti a ricordare siano molti di piu’. 

Forse perche’ ultimamente ci aggrappiamo ai ricordi per andare avanti o forse perché oggi ci sentiamo privati della nostra libertà.

Non credo che la liberazione del 1945 sia  paragonabile a quella che sara’ la futura liberazione dal coronavirus, anzi a dirla tutta credo che il paragone sia pericoloso per molti motivi sui quali non mi soffermo.

Ma credo che una cosa buona questo 25 Aprile in quarantena agli Italiani lo abbia regalato: il silenzio e la riflessione.

Un ricordo intenso, un silenzio condiviso e una commozione intima  tutta racchiusa nella potentissima immagine del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella da solo all’altare della Patria.

Mi piace pensare che da oggi in poi il 25 Aprile in Italia avra’ un sapore diverso e forse piu’ vicino alla sacralita’ dell’11 Novembre in Gran Bretagna.

Un sapore piu’ intimo e consapevole che renda gli Italiani ancora piu’ orgogliosi dei propri antenati e fieri di appartenere ad un’unica nazione.

Un sapore di unita’ che rincuora e fa sperare.

Quell’unita’ di cui l’Italia forse avrà ancora più bisogno nei mesi che verranno.


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