Ecco cosa potrebbero imparare gli Italiani dai politici in UK

NELLE scorse settimane ho visto diversi articoli di giornale sottolineare cosa la Gran Bretagna potrebbe o dovrebbe imparare dall’Italia nella lotta al coronavirus.

Due nazioni diverse, due approcci diversi ma con l’invito ad imparare gli uni dagli altri.

Ma quando si tratta dell’atteggiamento che i politici hanno assunto in questa situazione difficile, mi chiedo se forse questa volta siano gli italiani a poter imparare qualcosa dai britannici.

E’ vero, il Regno Unito e’ qualche settimana indietro rispetto all’Italia nella battaglia contro il Covid-19 e quindi e’ anche vero che le cose potrebbero evolversi diversamente nelle prossime settimane.

Ma l’atteggiamento che i politici britannici hanno assunto fino ad ora e’ ben diverso da quello dei politici italiani.

Da una parte, nel Regno Unito il nuovo leader del Labour Sir Keir Starmer  e il Primo Ministro Boris Johnson hanno promesso di lavorare insieme in questa emergenza per il bene della nazione.

Sia a livello nazionale che locale, i politici britannici sembrano essere determinati a metter da parte, almeno temporaneamente, le loro differenze politiche.

Dall’altra parte invece, c’e’ un’ Italia dove i partiti politici sembrano far fatica a metter da parte cio’ che li divide e dopo settimane di tensioni e tentativi di trovare un accordo, i leader dell’opposizione continuano a fare notizia con le loro critiche al governo.

branimir-balogovic-fAiQRv7FgE0-unsplash (1)Photo: Branimir Balogović

Il Premier Giuseppe Conte continua a chiedere agli italiani di rimanere in casa.

I suoi avversari politici invece chiedono un ritorno alla normalita’.

La settimana scorsa e’ stato il turno di Matteo Renzi, leader di Italia Viva, con la sua richiesta di riaprire le fabbriche prima di Pasqua.

Ora e’ il turno del leader della Lega Matteo Salvini che ha chiesto che le chiese siano riaperte il giorno di Pasqua perche’ per combattere il virus “la scienza non basta” e i cittadini hanno bisogno di poter ricorrere anche alla preghiera.

Salvini dice che se i tabacchini possono rimanere aperti allora dovrebbero essere aperte anche le chiese e che se le necessarie misure sono adottate i fedeli potrebbero ritornare a pregare in chiesa.

Nel Regno Unito invece – sara’ perché lo stesso Boris Johnson e’ in ospedale o perche’ appunto siamo ancora qualche settimana indietro rispetto all’Italia – l’invito a rimanere a casa e’ unanime e proviene da tutti i partiti politici, e le strategie ( se di strategie possiamo parlare) sono ben diverse.

Nel suo discorso dopo essere stato eletto leader dei Labour sabato, Sir Keir ha detto che il suo partito lavorera’ con il governo “senza fare opposizione fine a se stessa, senza alcun colpo politico da mettere a segno e senza alcuna richiesta impossibile”.

Il nuovo leader dei Labour ha comunque sottolineato che continuera’ a monitorare le scelte del governo e a segnalare errori quando sarà il caso di farlo, ma “con il coraggio di supportarsi quando supportarsi e’ la cosa giusta da fare”.

Dopo l’elezione di Sir Keir e prima di essere ammesso in ospedale, Johnson aveva detto che il governo avrebbe lavorato insieme all’opposizione in maniera costruttiva e lo stesso leader (temporaneo) dei Liberal Democratici Sir Ed Davey,  ha messo in chiaro che in un momento di crisi come questo tutti i partiti di opposizione devono supportare qualsiasi azione volta a gestire l’emergenza coronavirus.

Per ora le premesse dei britannici sono buone e promettenti.

Certo sorge spontaneo chiedersi se i politici nel Regno Unito saranno in grado di mantenere le loro promesse nelle settimane successive e se c’e’ o dovrebbe esserci spazio per l’opposizione politica in una situazione come questa.

Forse questa volta, gli italiani potrebbero mettere da parte cio’ che li divide e imparare dal Regno Unito.

Per tutto il resto, sara’ il tempo a rispondere alle nostre domande.


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